Indi-pub a Torino: la nuova stagione di Oro Birra.
Oro Birra _ Stazioni di Birra _ archivio 2017
Cos’è un pub indipendente? Tutto e niente. Sulla carta è un buon punto di partenza… o anche d’arrivo, dopo un’abbondante gavetta. Sia quel che sia, un pub indipendente ha un impianto mescita di proprietà, che se gestito al meglio dà un bel po’ di soddisfazioni… a tutti.
A Torino le prime “soddisfazioni” in tal senso risalgono al 2010, con l’apertura di Oro Birra: il primo indi-pub cittadino con un’ampia e variegata proposta di birre (e birrifici) artigianali (nazionali e non), sia alla spina che in bottiglia.
L’inaugurazione è del 24 ottobre di quell’anno, con location alle spalle dei Giardini Reali. Chi investe è già nel mondo dei cocktail bar… ma per la birra artigianale ci vuole qualcuno che segua il progetto dalla A alla Z, con criterio e devozione. Gli “armatori” mettono in cabina di regia un giovane promettente, che nel giro di poco tempo riesce a consolidarne il nome e la “vocazione”.
Nel 2015 cambiano gli attori, ma il filo conduttore rimane lo stesso: le birre di qualità. Ovviamente ogni locale è lo specchio del proprio padrone di casa, gestore, titolare o che dir si voglia. Ogni avvicendamento segna, come è giusto che sia, una discontinuità. Ognuno ci mette del suo… ed è ciò che è accaduto anche per Oro Birra.
La nuova stagione si apre ufficialmente il 1° marzo 2015. Alberto Tiranti non viene propriamente da questo mondo… se non che la vita si diverte spesso a rimescolare le carte. «Ho una lunga esperienza nella consulenza aziendale, come revisore dei conti. Tuttavia era da tempo che volevo cambiare aria… e la crisi economica globale (nonché delle mie aziende clienti) ha fatto il resto. L’interesse per le birre artigianali e più in generale per una ristorazione di qualità, mi ha quindi portato a maturare quest’idea. C’è voluto qualche mese per abituarsi ai nuovi ritmi, ma il problema è superato da un pezzo».
Locale dalla sobria eleganza. Tonalità calde e tanto legno. La sala del piano terra si divide tra banco mescita (con una bella cella-fusti a vista) e posti a sedere. Si sale di qualche gradino per trovare un secondo ambiente e la cucina. Ancora più su, altri tavoli in un soppalco che affaccia sull’ingresso. A tempo debito (nella bella stagione), il dehors sul controviale di Corso Regina Margherita fa indubbiamente la sua parte.
«Non inseguiamo tendenze né tantomeno vogliamo intercettare la così detta movida. L’unica cosa che ci interessa è mettere a proprio agio chi viene a trovarci… con il nostro servizio, le birre artigianali (6 spine più 120 etichette in bottiglia) e una cucina da brasserie su cui puntiamo molto, con proposte allo stesso tempo semplici e innovative, che aggiorniamo periodicamente» prosegue Alberto.
Al riguardo… ci siamo fatti tentare da un ottimo maialino sfilacciato, con grissini fritti in granella di noci (l’impasto dello gnocco fritto emiliano), salsa Orobirra e carotine al burro. Buono anche il soufflé al cioccolato, con crema al mascarpone e coulis ai frutti di bosco.
Le spine di questa sera vedono ben quattro vie dedicate a BrewDog. Più interessante la selezione in bottiglia… a partire dalle sei etichette di Brasserie Dieu du Ciel (The Alchemist Moralité – IPA; Rosée d’Hibiscus – Blanche con fiori di ibisco; Péché Mortel – Imperial Stout; Isseki Nicho – Saison “Noire Impériale”; Solstice d’Hiver – Barley Wine), per poi andare sulle tante chicche provenienti dal Belgio (come le Straffe Hendrik Tripel e Quadrupel di De Halve Maan, o Saison e Noir de Dottignies di De Ranke), Lambic incluso (varie tipologie di Geuze, Kriek e Framboise).
A rappresentare l’Italia, innanzitutto le fantastiche creazioni di LoverBeer (BeerBrugna, Griotta, Saison de L’Ouvrier), ma si apprezzano anche altre realtà della zona, come l’emergente Filodilana (Chieri – TO); Aleghe (Giaveno – TO); Civale (frazione Spinetta Marengo – AL)… di cui abbiamo bevuto Imperiosa, ricca Imperial Stout dal marcato accento erbaceo di luppoli in dry hopping (!).
Ritornando alle birre alla spina… qualche perplessità sull’opzione caraffa da 100 cl. (che a nostro avviso svilisce il prodotto) e sulla “birra piccola” da 30 cl. a € 5 (il che significa che non si può bere una birra a meno di quel prezzo).
Questo locale è stato e rimane un importante punto di riferimento per la birra artigianale a Torino. L’attuale titolare probabilmente ha dato un taglio più “posato” all’ambiente, valorizzando in particolar modo la cucina. L’auspicio è che si rimanga “sul pezzo” anche con le birre… da pub indipendente e di razza, che fa “ricerca e sviluppo”, dedicando la massima attenzione a ciò che va a mescere.
Noi la vediamo così, ma siamo sempre stati di parte. Le birre in cima. Poi tutto il resto 😉