Prophet Pub: dal 22 dicembre 2000… chi non beve birra ha torto.
Prophet Pub _ Stazioni di Birra _ archivio 2017
Pub è l’abbreviazione di public house… e se un’osteria ha il suo oste, un pub evidentemente ha il suo publican. Molti, però, “ci fanno”. Alcuni “ci sono”. Pochi lo dimostrano veramente…
Prendere in gestione un pub non significa essere un publican. Ci vuole vera passione, anzi vocazione… anzi di più: lo devi avere nel DNA! Ne parliamo oggi con Simone Pagliaro…
«Sono sempre stato attratto dall’atmosfera dei pub e da questo simbiotico mix di birre e convivium. Già prima d’aprire il Prophet, mi ritrovavo a ‘servire’ birre in casa agli amici. Non era un semplice… stapparsi una birra insieme: c’era già qualcosa di più. Un giro per pub a Praga, fu un altro passaggio importante… e il 22 dicembre 2000 – appena ventenne – ho aperto il Prophet Pub».
Quasi 17 anni di Prophet, in Via Maggiulli a Lecce… con un solo punto fermo: “chi non beve birra ha torto”. «Certamente si… ma in Italia un pub, oltre alle birre, deve proporre anche qualcosa da mangiare. Noi facciamo pucce, pizze e taglieri… da affiancare a birre artigianali alla spina, in bottiglia e in lattina. Lo sport – a partire dal calcio – in tv. La buona musica, di sottofondo».
Né più né meno… il pub. Il Prophet Pub di Lecce: casa-chiesa… monastero bizantino (come suggerisce lo stesso titolare). Sulle alte volte a vela sono dipinte le immagini dei quattro evangelisti (!), più due profeti e due sibille (!)… vere e proprie opere d’arte del pittore salentino Francesco Palma. Il legno vissuto di tavoli e panche dagli alti schienali, trova massima espressione in una sorta di spartano privé… che qui chiamano “confessionale”!
Suggestioni mistiche e viaggi nel tempo… come il bartop all’ingresso (interamente assemblato dal padrone di casa), per giocare a Tetris, Pac-Man e altri videogiochi di culto degli anni 80; o un flipper Nordamatic – modello Atlantis – recuperato all’oblio di un polveroso garage e fatto rinascere.
Un pub da godersi senza fretta… a partire dalle birre. «Quando a Lecce si spillavano per lo più Heineken… sulle nostre 5 vie (poi diventate 12) trovavi già ‘attaccate’ Augustiner, Oyster Stout, Tripel Karmeliet, Brigand e Pauwel Kwak. L’impianto spine è di un distributore locale con cui collaboro sin dagli inizi… in un rapporto di reciproco rispetto e senza particolari vincoli» prosegue Simone.
«Nel 2008 ho conosciuto il birraio Raffaele Longo, del neonato birrificio leccese B94… e le sue Terrarossa (Bitter Ale), Porteresa (Porter) e Dellacava (Blanche) sono state le prime birre artigianali italiane spillate in questo locale. Del 2010 i primi ordini online presso alcune piattaforme di distributori specializzati (vedi Domus Birrae ecc.), in un repentino susseguirsi di nuovi birrifici, nuove birrerie… nuovo tutto».
Simone rievoca una mezza vita professionale che gli passa davanti… mentre davanti a noi c’è Marco, suo valente braccio destro, sempre pronto a suggerire e spillarci qualcosa… come stasera la Session IPA (con sconfinamento “juicy”) Myrcia, di Buxton… e l’Abbey Tripel Lamoral Degmont, di Van Den Bossche.
Ottimi crostini (salmone con stracchino; Brie con capocollo ecc.), per “cambiare” palato. Sui vari schermi tv, il fischio d’inizio dell'”anticipo infrasettimanale”…
Vita da pub. Vita da Prophet Pub. Tra i primissimi in Puglia a “profetizzare la svolta”. «Le birre artigianali possono far bene ai pub. Speriamo che anche i pub riescano a far bene alle birre artigianali. Il rischio è quello dell’ammucchiata… dove per molti l’unico obiettivo è quello di ‘cavalcare l’onda’, senza passione né voglia di imparare qualcosa» conclude il publican. «A me questo lavoro emoziona ancora, ma ad una condizione: mettere sempre le birre in cima a tutto. Perché chi non beve birra… ha torto!».
Lo trovate scritto al banco, su in alto: “chi non beve birra ha torto!”. Chiaro. Senza mezzi termini. Dal libro del … Prophet di Lecce.