Cimarosa 37: la nuova tap-room “clandestina” di Pierluigi Chiosi, a Livorno.
Piccolo Birrificio Clandestino _ Stazioni di Birra _ archivio 2021
Tanto per iniziare… segnate bene la via (per l’appunto Via Cimarosa): la tap-room non è il pub… e il navigatore potrebbe indirizzarvi nella storica sede – sempre operativa – di Via Solferino. In secondo luogo… cercate di arrivarci “belli tonici”: le 16 vie di birra del locale (14 spine più 2 hand pumps) meritano diversi “approfondimenti”… magari intervallati dalle interessanti proposte del menu cucina. Il nostro Natale a Livorno non poteva naturalmente prescindere da qualche buona bevuta… e Cimarosa 37 è senza dubbio tappa obbligata. Siamo nel nuovo quartier generale del Piccolo Birrificio Clandestino. Nuovo sì, ma comunque alla seconda stagione… anche questa segnata dall’incertezza del periodo che stiamo vivendo. «Inutile dire che abbiamo inaugurato in un momento non felicissimo, senza potere ancora esprimere al meglio le potenzialità di questo posto… ma il vero problema di oggi è che non ho birre in magazzino e sono in cotta continua. Quindi – Covid o non Covid – ‘qualcosa’ si beve e si vende». Fare sosta nella tap-room interna a un birrificio, ha sempre il suo perché… e se ci scappa pure una chiacchiera col mastro birraio e padrone di casa, l’esperienza è più completa. Pierluigi Chiosi – per gli amici “Piggiu” – è persona disponibile e cordiale… e a distanza di parecchi anni dagli esordi, il suo entusiasmo per questo mestiere sembra assolutamente intatto. «Se così non fosse ci sarebbe da preoccuparsi. Abbiamo appena investito in 1.200 m2 di birrificio e altri 300 di locale di mescita, cui si aggiungono gli 800 m2 all’esterno… e mi auguro arriverà anche il momento di poter sostituire l’attuale impianto (10 hl. a doppia cotta), per raddoppiare la produzione. In effetti si… penso che fare la birra mi garbi ancora parecchio». E a noi le birre del PBC “garba” parecchio berle… come si evince dal resoconto di seguito. (1) La media di Keller Pils (prima bassa fermentazione e house-beer della tap-room) ci è durata in mano… nanosecondi. (2) Segue pura estasi… con la mitica flagship Brown Ale Santa Giulia. (3) Arriverà al tavolo anche la “versione barrel project”… altra chicca come la St. Julienbach (non a caso in stile Flemish Red Ale). (4) Quindi un’inevitabile e goduriosa incursione nel mondo dei luppoli (Calypso, Simcoe, Sabro, Ekuanot), con la freschissima Session IPA Oimmena. (5) Infine, atterraggio morbido e rassicurante: la nuovissima Coffee Porter Give And Take It Easy, dagli intensi aromi di caffè e cioccolato al latte, fatta in collaborazione con la torrefazione D612 di Firenze. Tocca fermarsi… Facciamo a questo punto un passo indietro, chiedendo a Pierluigi come tutto ha avuto inizio. «Mi è sempre piaciuto ‘realizzare’ e ‘fare’, come ad esempio cucinare… e sono anche un amante del vino e delle bevande alcoliche in genere. Le vigne però non le avevo… mentre con la birra mi ci potevo cimentare più facilmente. Ho iniziato in casa nel 2004… e siccome arrivai a farne anche una discreta quantità (in media una cotta da 70 lt. a settimana), gli amici dissero che ero diventato un piccolo birrificio clandestino. Poi il birrificio è nato per davvero… e quel nome è rimasto». L’entusiasmo non manca e il gruppo di soci è folto (molto più folto di quanto non sia oggi). Il PBC apre in Via Solferino come brewpub, nel dicembre 2010. Pierluigi Chiosi produce birra in 12 m2 nel retro del locale, con un “All In One” da 180 lt. (!)… eppure la ‘clandestinità’ è già un lontano ricordo: a inizio 2011 la Santa Giulia è 1^ classificata al concorso Birra dell’Anno di Rimini, nella categoria “Birre ad alto grado alcolico, di ispirazione angloamericana”. Come inizio niente male… «Niente male l’inizio e neppure gli anni di seguito… e questo ci ha spronato a traslocare in sedi più grandi, potenziando di pari passo gli impianti. A livello di produzione, l’ultimo dato non falsato dalla pandemia sono i 2.000 hl. del 2019… e ora si vedrà. Questa location di Via Cimarosa può farci crescere ancora molto… e non vediamo l’ora che la tap-room si riempia di ‘baci e abbracci’. Siamo nati come brewpub e sappiamo bene quanto sia fondamentale il rapporto diretto con la gente». Rapporto con la gente e rapporto con la città di Livorno… perché Il Piccolo Birrificio Clandestino non ha mai fatto mistero del suo forte legame con la città. «Ci proviamo. Lo abbiamo dimostrato più volte… ad esempio con i nomi ‘molto livornesi’ di alcune nostre birre (Santa Giulia, Riappala, Oimmena, Cinque&Cinque, Zighe ecc.); oppure con la Amaranto, una California Common realizzata a suo tempo in onore della squadra di calcio locale; o ancora con il nostro slogan ‘Indipendenti dal 1593’… a rispolverare i principi delle antiche Leggi Livornine. La città sicuramente merita qualcosa in più, ma spesso sono gli stessi livornesi a non crederci fino in fondo». Ciò che è certo è che il movimento della birra artigianale italiana ha sempre creduto in Pierluigi Chiosi e nel Piccolo Birrificio Clandestino… e questo è già qualcosa di importante per tutti gli appassionati. Un grazie a Piggiu per l’ospitalità. Grazie anche a Riccardo Maggiari Salvadori – altro socio “forte” del birrificio – per aver condiviso con noi la serata. Siamo stati bene. [siba: best indi!]Cimarosa 37 Tap Room